È una figura centrale nella storia dell’Albania e dei Balcani oltre che simbolo della resistenza degli albanesi di questa regione contro l'Impero turco. Cresciuto come ostaggio alla corte del sultano, divenne un abile comandante ma nel 1443 si ribellò agli ottomani e liberò Kruja segnando l'inizio di una lunga lotta per la libertà e l'indipendenza del suo popolo.

Fondò la Lega di Alessio (1444), unendo i nobili albanesi per resistere all'invasore ottomano. Per ventiquattro anni, difese strenuamente l'Albania e la cristianità, guadagnandosi dai papi il titolo di “Athleta Cristi e Defensor Fidei”. Con la sua morte avvenuta ad Alessio nel 1468 si consolidò l’occupazione turca dei Balcani che si protrasse per oltre cinque secoli e partì anche l’esodo massivo degli albanesi per l’Italia.

Gli Arbëreshë perpetuarono nella memoria storica delle loro comunità, rafforzata dalla vasta ecco suscitata dalle sue gesta nella cultura rinascimentale italiana, la figura e l’epoca di Giorgio Castriota Scanderbeg - il «Moti i Madh» - che divenne il mito fondativo della loro identità, ma anche il simbolo della loro resilienza storica.

Tracce importanti di questa memoria si ritrovano nelle tradizioni popolari, in particolare nelle «Valle» di Pasqua, ma anche nell’onomastica: nell’Archivio parrocchiale di S.Demetrio Corone, nel Liber Baptizatorum, ritroviamo la prima di una lunga serie di attestazioni onomastiche scanderbeghiane: quella di SCANDERBEG RADA 1639.

Il busto a lui dedicato e realizzato dallo scultore Odise Paskali, è stato donato alla comunità sandemetrese dal Governo albanese nel 1968.